Questi adulti by Alison Espach

Questi adulti by Alison Espach

autore:Alison Espach [Espach, Alison]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-06-06T22:00:00+00:00


In parole semplici

21.

L’appartamento di mio padre a Praga era sporchissimo. La sua fidanzata Ester lo faceva presente ogni sera mentre aspettavamo che mio padre tornasse dal lavoro. Di solito lo annunciava mentre eravamo in soggiorno con il televisore ad alto volume. Il telegiornale stava trasmettendo immagini dal vivo del cielo limpido, segno che il temporale era passato.

«Questo appartamento è ricoperto di špínu e puzza di cane» disse Ester, osservando i peli sul davanzale della finestra. Ma era convinta che i profumi turbassero gli odori naturali che univano le persone, e così non tentava nemmeno di contrastare il fetore, si limitava a tapparsi il naso e lanciava sguardi d’accusa a Laura, che stava facendo rotolare una pallina sul pavimento verso il suo cane.

Mio padre aveva comprato un cane per Laura, un cocker spaniel che lei aveva chiamato Raisinet. «È francese, giusto?» aveva chiesto.

Laura passava le estati a Praga con mio padre, ma questa volta sarebbe rimasta tutto l’anno, un anno intero in cui avrebbe imparato a parlare in ceco e sarebbe tornata in terza elementare bilingue. Era felice lì a Praga. «È uguale a Disney World» aveva detto una volta. Prima che li raggiungessi, però, mio padre mi aveva detto che si sentiva un po’ sola. L’aveva sorpresa a cantare una canzone alla testiera del letto. Pensava che un animale le avrebbe fatto bene. «Gli animali aiutano a coltivare una vita più di quanto immaginiamo» mi aveva detto mentre tirava fuori il cucciolo dalla gabbia per la prima volta. Avrei voluto che approfondisse il concetto, ma quando diceva cose del genere nessuno dei due sapeva come proseguire, e il cane aveva cominciato ad abbaiare forte.

«Ruffski!» gridò Laura al cane, che per tutta risposta abbaiò, e lei batté le mani. Poi si alzò, fece una piroetta e cadde a terra. Aveva otto anni. Io ventidue. Stava ballando in soggiorno, facendo roteare la gonna azzurra e spiegando quanto era triste che «i pesci non sanno degli elefanti».

«Mi stai dicendo che è un dato di fatto?» le chiesi.

«Laura» disse Ester, tenendo in mano un grosso dipinto «cosa vuoi dire?»

Due uccelli erano appollaiati sul bordo della finestra senza zanzariera, e stringevano dei vermi nel becco appuntito come vampiri molto pazienti in attesa che li invitassimo a usare le porcellane buone.

«Non sanno che esistono!» disse Laura. «I pesci stanno nel mare per sempre, e gli elefanti devono rimanere sulla terra per sempre».

«Per questo esistono gli zoo» le spiegai. «Lì i pesci e gli elefanti si vedono».

Laura si alzò. «Lo zoo è morto!» urlò.

“Morto” era la parola che usava qualche volta al posto di “chiuso”.

L’anno prima, lo zoo di Praga era stato sommerso da un’alluvione senza precedenti che aveva ucciso un rinoceronte e un elefante. L’acqua aveva raggiunto praticamente ogni angolo della città.

«Emily» disse Ester, armeggiando con il dipinto. Lo appoggiò sul pavimento. «Mi serve una mano».

Era davanti alla portafinestra che affacciava sul balcone. Aveva i capelli rossi ed era bellissima, con due grandi occhi azzurri minacciosi, e se stava ferma era solo per un motivo ben preciso.



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